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L’afa in città è insopportabile, ma ci sono degli escamotage che ci permettono di farla franca. Ormai è il tormentone dell’estate: bere molto e mangiare tante cose fresche. Naturalmente tra gli ingredienti top non può mancare il gelato. A volte, però, si ha bisogno di qualcosa di meno calorico, ma allo stesso tempo fresco, proprio come la granita.

La ricetta di questa bevanda fresca deriva probabilmente dal mondo arabo. E’ il cosidetto “sherbet”, un succo di frutta aromatizzato e poi ghiacciato che si è diffuso nel nostro Bel Paese in seguito ai contatti tra gli Arabi e i Siciliani.

Inizialmente l’elemento essenziale della granita si metteva da parte solo in un determinato periodo dell’anno, che non era proprio quello estivo. Quando infatti nevicava ad alta quota si correva a prendere la neve fresca e pulita e la si conservava nelle ghiacciaie per sfruttarla per le varie occasioni. La prima neve veniva raccolta dai “nivaroli” direttamente sull’Etna. Durante l’estate si andava a grattare il ghiaccio che si era creato in superficie e gli si dava sapore con un ingrediente liquido e concentrato a piacimento. E’ per questo che la granita ancora oggi in alcuni dialetti, come il siciliano o il campano, viene anche chiamata “A rattata” o in romano la “Grattachecca”.

Ancora oggi, a pochi passi dalla nostra cremeria di Via Indipendenza 27, presso l’Hotel I Portici, è possibile visitare un’antica ghiacciaia. E’ molto suggestiva.

La granita veniva preparata con lo strumento del pozzetto, un tino di legno all’interno di un secchiello di zinco all’interno del quale veniva mescolato il ghiaccio.

Le tecniche per fare la granita, ormai, non sono più le stesse (fortunatamente dal punto di vista igienico), ma la bontà del prodotto è sempre la stessa. Noi la facciamo come una volta, con tanto lavoro e con ingredienti di prima qualità.